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Primo blocco

Carlo Scarpa, il poeta dell’architettura

La modernità sorprendente dell’Area Scarpa non è stata offuscata da oltre mezzo secolo di vita. Carlo Scarpa (Venezia, 1906 - Giappone, Sendai, 1978) è uno dei grandi dell’architettura del Novecento. Tra il 1959 e il 1963 ridisegna il piano terra della Fondazione, ricavandovi un ambiente per mostre e incontri e un giardino nella corte. Un intervento di rottura per quei tempi, una continua ricerca e sperimentazione. Due gli elementi protagonisti: l’acqua, specchio del palazzo all’esterno, entra nell’edificio e si ritrova in giardino; la luce, riverberata dall’acqua, vibra e si rifrange sui soffitti, smaterializzando i contorni e facendosi colore.

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Vivere la storia

Quella che per secoli è stata la dimora dei Querini Stampalia ora è la Casa Museo. Un museo d’ambiente fra i più suggestivi d’Europa che ricrea lo stile, l’atmosfera autentica, intima e fastosa insieme di un palazzo veneziano tra Sette e Ottocento e lo racconta nel quotidiano. Raccoglie le collezioni d’arte e gli arredi della famiglia, tra le più antiche e illustri di Venezia. Mobili, dipinti, lampadari in vetro di Murano, globi, orologi, strumenti musicali, porcellane, sculture, arazzi. Jacopo Guarana affresca i soffitti nel 1790, per le nozze di Alvise Querini e Maria Teresa Lippomano. E’ considerato uno dei cicli più vasti e importanti del pittore.

L’energia creativa dei Tintoretto

È già settantenne Jacopo Robusti, il Tintoretto, quando, nel 1588, comincia a dipingere il Paradiso di Palazzo Ducale. Ha vinto il concorso bandito dalla Serenissima dopo l’incendio del 1577. La tela campeggia nella Sala del Maggior Consiglio. Jacopo si fa aiutare dal figlio Domenico (Venezia, 1560 - 1635) e dalla bottega. Se ne conoscono più modelli. Quello della Collezione Intesa Sanpaolo alla Querini è attribuito con largo consenso a lui. Sulle orme del padre scompone l’assemblea celeste, non più disposta a semicerchio in contemplazione, ma per gruppi tumultuosi. L’impresa termina nel 1594, anno di morte del vecchio maestro.

Le relazioni inaspettate di Joseph Kosuth

Sulla facciata del palazzo brillano i neon dell’americano Joseph Kosuth. Esponente dell’arte concettuale, li ha piegati a tracciare parole primordiali: 'Linee astratte', 'Forme della terra (cristalli)', 'Forme dell’acqua (onde)', 'Forme dell’aria (nuvole)', 'Forme organiche (conchiglie)'; l’installazione conta dodici scritte luminose a varie altezze. È 'La materia dell’ornamento', 1997. Kosuth si è ispirato a 'Le pietre di Venezia' di John Ruskin, (1851 - 1853). La classificazione di elementi architettonici decorativi per categorie pensata dal critico d’arte inglese diventa qui ornamento essa stessa, attivando relazioni inaspettate.

Fondo antico della Biblioteca

Il primo nucleo della Biblioteca risale al patrimonio dei Querini. Accresciuto nei secoli, oggi è una collezione di assoluto rilievo. Comprende circa 1.300 manoscritti, 42.000 libri antichi a stampa, fra cui 100 esemplari di edizioni del XV secolo, alcuni rari o unici, 3.000 incisioni, atlanti, più di 350 fra carte geografiche e mappali. L’archivio privato della famiglia comprende documenti, disegni, lettere ed è una fonte di notevole interesse perché getta luce, anche da un punto di vista privato, sui modi di condurre la politica e gli affari da parte del patriziato veneziano dal XV al XIX secolo. Per consultare il fondo scrivi a biblioteca@querinistampalia.org

Il capolavoro di Giovanni Bellini

La 'Presentazione di Gesù al Tempio' è tra i capolavori di Giovanni Bellini (Venezia, ca. 1438/40 - 1516) Dipinta intorno al 1470, esprime una forma privata di devozione: soggetti del genere sono spesso presenti nelle cappelle di famiglia, in camera da letto, negli studioli. I personaggi si stagliano sul fondo scuro. La concentrazione degli sguardi, il gesto di Maria di trattenere il Bambino come per proteggerlo, le fasce che lo avvolgono come fosse già nel sepolcro, il parapetto che allude a un sarcofago: tutto lascia presagire la morte, il Calvario. La sua modernità strepitosa ne fa un simbolo del Rinascimento.

Canaletto: cartoline da Venezia

Scorbutico, esoso: le testimonianze concordano, ma il caratteraccio di Antonio Canal, il Canaletto, non scoraggiava la clientela. Ricchi di mezza Europa volevano le sue vedute, di Venezia specialmente, e gli Inglesi più di tutti: una sorta di ‘Canalettomania’. I quadri, due vedute del Canal Grande, sono repliche di una serie di quattordici tele che il Canaletto (Venezia, 1697 - 1748) dipinse negli anni ’30. Vendeva l’immagine della Venezia del suo tempo. La caduta della Repubblica - di lì a poco - l’ha fissata a lungo così, ferma nel Settecento, come fosse l’ultima.

Il tempo e lo spazio di Remo Salvadori

'Nel momento' è un dono di Remo Salvadori come traccia della mostra 'L’osservatore non l’oggetto osservato', del 2005. È un lavoro del 1973, ricavato dal taglio e dalla piegatura di tre fogli di piombo. L’atto di tagliare, secondo rapporti numerici e armonici, per l’artista è un esercizio di disciplina. Lo scopo è schiudere la materia alla forza della luce e sottrarla all’ottusità della propria natura buia e sorda. I fogli di piombo disposti a terra tracciano un percorso di relazione, scandito dal confronto con l’architettura ‘nel momento’ di tempi e spazi differenti.

Fondi antichi del museo

Comprendono sculture, dipinti, tra cui opere di Luca Giordano e Federico Cervelli, disegni della scuola di Giovanni Bellini, Tiziano, Jacopo Tintoretto, Ludovico Carracci, Marco Ricci, arazzi fiamminghi (XVI e XVII secolo), tappezzerie, tendaggi, passamanerie, cordoni, fiocchi (XVIII secolo). Una collezione numismatica con monete greche, romane, veneziane, monete e medaglie moderne, italiane e straniere. Tra queste l’osella della dogaressa Elisabetta Querini Valier. Alcuni Querini furono Provveditori alle Artiglierie e all’Arsenale. A loro si deve la collezione di modelli di artiglieria (XVII e XVIII secolo). Per consultare il fondo scrivi a museo@querinistampalia.org

Gli interventi di Valeriano Pastor

A Valeriano Pastor si devono importanti migliorie nel palazzo, realizzate dal 1982 al 1997. Docente di Progettazione Architettonica e Direttore del Dipartimento presso lo IUAV, l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, ripensa funzioni e servizi dell’intero complesso. Il segno più evidente del suo intervento è una nuova scala, cerniera strategica che collega direttamente gli spazi articolati del palazzo.

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La Venezia di Pietro Longhi

In pittura Pietro Longhi (Venezia, ca. 1701 - 1785) è l’interprete per eccellenza dei costumi della società veneziana del Settecento, come Goldoni lo è nel teatro. La Querini possiede una raccolta fra le più ricche e interessanti dell’artista: ben trenta ‘istantanee’, acute e felici, raccontano la vita domestica e mondana di Venezia. Longhi coglie con ironia atmosfere, costumi, stati d’animo. Eccezionale è il valore documentario di queste cronache illustrate, notevoli le qualità pittoriche nel gusto del dettaglio: il vestito di una dama, l’arredo di una camera, l’atlante spalancato sul pavimento.

Fondi moderni

Dalla morte del conte Giovanni Querini, le collezioni si sono ulteriormente ampliate grazie a donazioni e acquisizioni, diventando sempre più ricche e interessanti. Per consultare i fondi scrivi a museo@querinistampalia.org

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Venerdì 26 gennaio 2024 la Biblioteca resterà chiusa.

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