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Secondo blocco – Fondazione Querini Stampalia

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Secondo blocco

Gabriel Bella e le scene di vita veneziana

Una ‘sala immersiva’, in cui farsi trasportare nella Venezia del Settecento, la più intrigante delle grandi città europee del tempo. Cortei e processioni, cerimonie di stato e sacre liturgie nei luoghi del potere e della fede, feste, giochi come in uno spettacolare documentario sulle istituzioni, i riti, i costumi della Serenissima. Nella pittura di Gabriel Bella (Venezia, 1730 - 1799) c’è una comunità intera con le sue manifestazioni di popolo. Per gli sfondi Bella prende spunto dai vedutisti, dal Canaletto specialmente. È un tratto tutto suo, invece, la vita in movimento che trabocca da ogni quadro.

La ricucitura di Mario Botta

Mario Botta si laurea con Giuseppe Mazzariol e Carlo Scarpa nel 1969 allo IUAV, l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. In quegli anni giovanili la Fondazione, con la Biblioteca e l’Area Scarpa, ultimata da poco, è per lui un punto di riferimento importante. Nel ridefinire parte degli spazi Botta attinge anche a quell’esperienza e agli insegnamenti del maestro. Dal nuovo ingresso alla corte coperta, all’auditorium, espliciti sono i rimandi dell’architetto ticinese a Scarpa nell'essenzialità delle linee, nell'accostamento o nella contrapposizione di materiali e di colori: pietra e metallo, bianco e nero, grigio e rosso.

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L’innesto contemporaneo di Elisabetta Di Maggio

Nel 2004 Elisabetta Di Maggio intaglia con il bisturi l’intonaco di un angolo della prima sala della Casa Museo, riportando alla luce strati di precedenti ridipinture: un lavoro meticoloso, paziente, quotidiano. L’esito è ‘Senza titolo - Muro #5‘, raffinato ricamo contemporaneo a muro, suggerito all’artista da alcuni frammenti di tessuto che in passato hanno rivestito le sale del palazzo e ora sono conservati negli archivi della Fondazione. Memorie che affiorano, tracciano legami tra passato e presente, suggeriscono una riflessione sul tempo, cara all’artista e a ‘Conservare il futuro’, il progetto di arte contemporanea della Fondazione.

La luna di Ippolito Caffi

Un reporter del Risorgimento. Ippolito Caffi (Belluno, 1809 - Lissa, 1866) ha fatto il ’48 e la spedizione dei Mille con Garibaldi, ma è stato anche pittore di viaggi: l’Italia, la Grecia, l’Egitto, Parigi, Costantinopoli. Di Caffi la Collezione Intesa Sanpaolo conta due bellissimi quadri: il 'Notturno con la piazzetta e Palazzo Ducale' e un 'Autoritratto'. Pietro Selvatico di lui dice: “Il pittore che meglio sappia gli effetti notturni”, come ben dimostra nell’opera in collezione. Il chiaro di luna batte sull’acqua e inonda la Piazzetta. Questo scorcio è un classico del vedutismo tardo settecentesco e ottocentesco.

Il gioco della seduzione di Kiki Smith

La scultura 'Io (seated)' nella Casa Museo è una statuina seduta, donata dall'artista americana come ricordo della mostra 'Homespun Tales. Storie di occupazione domestica', del 2005. Rivisita il mito greco di Io, sacerdotessa della dea Era, moglie di Zeus. Invaghito della donna, Zeus ricorre a uno dei suoi soliti stratagemmi per sedurla al riparo della gelosia di Era, tramutandosi in una nube. Nell’interpretazione contemporanea di Kiki Smith sembra che la giovane sacerdotessa stia giocando con una matassa, lucente e misteriosa, la nube. Che sia lei, in realtà, a condurre il gioco della seduzione?

Il canocchiale visivo di Michele De Lucchi

Nel 2015 l’architetto Michele De Lucchi viene incaricato del restauro delle sale destinate alle collezioni della Cassa di Risparmio di Venezia, affidate da Intesa Sanpaolo alla Fondazione. Concluso nel 2018, il progetto è un nuovo, forte segno architettonico che dialoga con la storia del palazzo. De Lucchi abbatte una serie di tramezzi e ripristina l’effetto ottico spettacolare delle porte, allineate in un unico cannocchiale visivo. La tinta scelta per le pareti si attenua progressivamente da un ambiente all’altro, scandendo un percorso cronologico e visivo emozionale fra il Cinquecento del Tintoretto e il Novecento di Arturo Martini.

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Il mondo di Arturo Martini

Di Arturo Martini (Treviso, 1889 - Milano, 1947) la Querini ospita due grandi sculture in pasta di cemento e otto bassorilievi in bronzo. Le sculture raffigurano probabilmente un’Allegoria del mare e un’Allegoria della terra. Sono opere giovanili. Richiamano la prima statuaria greca. Con quelle forme stilizzate l’artista apre la strada di un rinnovamento della scultura italiana. Lo si intravede anche nei bassorilievi del 1917: colgono la quotidianità delle trincee della Grande Guerra. Martini li presenta a un concorso per un monumento. Non vince. Troppo drammaticamente sincere, troppo poco patriottiche le sue istantanee.

Il diario cromatico di Maria Morganti

Così Maria Morganti parla del suo lavoro: “Io non faccio il colore, lo trovo”. L’artista ha concepito il dipinto 'Sedimentazione' per la Sala dell’Ottocento della Casa Museo in occasione della personale del 2008. Prendendo spunto da oggetti e quadri esposti nella sala, in particolare dall’impasto cromatico di un fiore tra i capelli de 'La modella' di Alessandro Milesi (1910), ne assorbe le tinte. Il processo creativo è evidente sul bordo superiore della tela, dove si accumula in strisce sottili la storia delle stratificazioni: è il diario cromatico, l’accumulo dell’esperienza, la traccia del lavoro dell’artista.

Recenti acquisizioni

Gli artisti che vengono coinvolti nel progetto pluriennale ‘Conservare il futuro’ spesso decidono di donare alla Fondazione un’opera, a ricordo della loro partecipazione e come testimonianza del modo in cui hanno dialogato con ambienti, collezioni e architetture. Fanno parte delle recenti donazioni lavori di George Adéagbo, Margherita Andreu, Stefano Arienti, Giuseppe Caccavale, Elisabetta Di Maggio, Mona Hatoum, Haris Epaminonda, Ilya & Emilia Kabakov, Joseph Kosuth, Maria Morganti, Giulio Paolini, Remo Salvadori, Mariateresa Sartori, Anita Sieff, Kiki Smith, Qiu Zhijie. Per consultare il fondo scrivi a museo@querinistampalia.org

Collezione Intesa Sanpaolo

Il patrimonio della Cassa di Risparmio di Venezia, ora Collezione Intesa Sanpaolo, è formato da tre nuclei. Oltre alla collezione di opere d’arte esposte al pubblico, fa parte del fondo la ‘Biblioteca veneziana’. Comprende materiali bibliografici che trattano di storia, economia, arte della città di Venezia, raccolti per documentare la grande tradizione libraria lagunare, con rare edizioni a stampa veneziane dal XV al XVIII secolo. Il terzo nucleo è la collezione numismatica un’importante raccolta di monete, coniate dalla Zecca veneziana: documenta la storia della Serenissima dalla seconda metà del XIII secolo fino al 1866. Per consultare il fondo scrivi a biblioteca@querinistampalia.org

Il passato e presente di Stefano Arienti

'Porte tagliafuoco' è il titolo del lavoro di Stefano Arienti. Nasce per la mostra 'Disegni dimessi', del 2008. L’artista trasforma in opere d’arte due porte tagliafuoco del portego della Casa Museo, mimetizzandole con l’ambiente settecentesco. Arienti applica ai battenti pellicole adesive, di plastica, che imitano il legno, di quelle che si trovano comunemente in commercio. Le taglia a piccoli rombi, fingendo un intarsio di varie essenze e che imita quello delle porte antiche presenti nell’ambiente. Le porte acquisiscono così un nuovo valore e diventano una soglia simbolica fra passato e presente.

Archivi fotografici

La Fondazione è anche un luogo della fotografia: centro di documentazione fotografica su Venezia, specialmente, e di studio della storia stessa della fotografia. I suoi fondi fotografici sono un racconto del mondo e della città forse più rappresentata al mondo. Circa 2.800.000 ‘oggetti digitali’ sono entrati a far parte delle collezioni tra il 2017 e il 2021 grazie a tre importanti donazioni: l’Archivio di Graziano Arici, l’Archivio di Luigi Ferrigno e l’Archivio di Mark Smith. A questi vanno aggiunti il Fondo Luigi Ghirri e il Fondo della Querini. Per consultare gli archivi fotografici scrivi a biblioteca@querinistampalia.org. In via di sviluppo una piattaforma che a breve permetterà di poterli fruire tutti in versione digitale.

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Venerdì 26 gennaio 2024 la Biblioteca resterà chiusa.

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