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Collezione Intesa Sanpaolo – Fondazione Querini Stampalia

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Collezione Intesa Sanpaolo

Il patrimonio della Cassa di Risparmio di Venezia

Dal caveau al Palazzo

Jacopo e Domenico Tintoretto, Giambattista Tiepolo, Canaletto, Ippolito Caffi, Guglielmo Ciardi, Arturo Martini, Alberto Viani. Spazia dal Cinquecento al Novecento, fra pittura e scultura, la Collezione Intesa Sanpaolo. Significativi sono anche i bureau-trumeau, gli scrittoi, le consolle del XVII e del XVIII secolo, le specchiere, tra cui un esemplare muranese del XVII secolo che colpisce per la complessa fattura e le dimensioni.
In origine questa collezione apparteneva alla Cassa di Risparmio di Venezia. Dal 2018 è affidata alla Fondazione Querini Stampalia nell’ambito del ‘Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo’ per la valorizzazione e la condivisione del patrimonio artistico di proprietà.
La storica dell’arte Giovanna Nepi Scirè ne ha curato il progetto espositivo e il catalogo. L’allestimento è dell’architetto Michele De Lucchi.

Inoltre, una sala al primo piano del palazzo, in comunicazione con gli ambienti storici della Biblioteca, conserva materiali librari rari e di pregio e la collezione numismatica, importante raccolta di monete prodotte dalla Zecca veneziana.
Documenta la storia della Repubblica dalla seconda metà del XIII secolo fino al 1866. È la ‘Biblioteca veneziana’. Ne fanno parte rarissime edizioni a stampa veneziane dal XV al XVIII secolo e volumi che trattano di storia, economia, arte della città di Venezia, raccolti con l’intento di documentare la grande tradizione libraria lagunare.
Le opere della ‘Biblioteca veneziana’ possono essere consultate solo su richiesta.

L’energia creativa dei Tintoretto

È già settantenne Jacopo Robusti, il Tintoretto, quando, nel 1588, comincia a dipingere il Paradiso di Palazzo Ducale. Ha vinto il concorso bandito dalla Serenissima dopo l’incendio del 1577. La tela campeggia nella Sala del Maggior Consiglio. Jacopo si fa aiutare dal figlio Domenico (Venezia, 1560 - 1635) e dalla bottega. Se ne conoscono più modelli. Quello della Collezione Intesa Sanpaolo alla Querini è attribuito con largo consenso a lui. Sulle orme del padre scompone l’assemblea celeste, non più disposta a semicerchio in contemplazione, ma per gruppi tumultuosi. L’impresa termina nel 1594, anno di morte del vecchio maestro.

Canaletto: cartoline da Venezia

Scorbutico, esoso: le testimonianze concordano, ma il caratteraccio di Antonio Canal, il Canaletto, non scoraggiava la clientela. Ricchi di mezza Europa volevano le sue vedute, di Venezia specialmente, e gli Inglesi più di tutti: una sorta di ‘Canalettomania’. I quadri, due vedute del Canal Grande, sono repliche di una serie di quattordici tele che il Canaletto (Venezia, 1697 - 1748) dipinse negli anni ’30. Vendeva l’immagine della Venezia del suo tempo. La caduta della Repubblica - di lì a poco - l’ha fissata a lungo così, ferma nel Settecento, come fosse l’ultima.

La luna di Ippolito Caffi

Un reporter del Risorgimento. Ippolito Caffi (Belluno, 1809 - Lissa, 1866) ha fatto il ’48 e la spedizione dei Mille con Garibaldi, ma è stato anche pittore di viaggi: l’Italia, la Grecia, l’Egitto, Parigi, Costantinopoli. Di Caffi la Collezione Intesa Sanpaolo conta due bellissimi quadri: il 'Notturno con la piazzetta e Palazzo Ducale' e un 'Autoritratto'. Pietro Selvatico di lui dice: “Il pittore che meglio sappia gli effetti notturni”, come ben dimostra nell’opera in collezione. Il chiaro di luna batte sull’acqua e inonda la Piazzetta. Questo scorcio è un classico del vedutismo tardo settecentesco e ottocentesco.

Il mondo di Arturo Martini

Di Arturo Martini (Treviso, 1889 - Milano, 1947) la Querini ospita due grandi sculture in pasta di cemento e otto bassorilievi in bronzo. Le sculture raffigurano probabilmente un’Allegoria del mare e un’Allegoria della terra. Sono opere giovanili. Richiamano la prima statuaria greca. Con quelle forme stilizzate l’artista apre la strada di un rinnovamento della scultura italiana. Lo si intravede anche nei bassorilievi del 1917: colgono la quotidianità delle trincee della Grande Guerra. Martini li presenta a un concorso per un monumento. Non vince. Troppo drammaticamente sincere, troppo poco patriottiche le sue istantanee.

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