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Architetture

Carlo Scarpa, Valeriano Pastor, Mario Botta, Michele De Lucchi

Tra passato e presente

La struttura stessa di Palazzo Querini è come un manifesto, rende visibile, nelle pietre, cos’è la Fondazione: un luogo vivo dove la storia è riletta alla luce della contemporaneità.
Così vanno interpretati gli interventi, gli innesti, che nel tempo hanno interessato la dimora storica cinquecentesca, a partire dagli ambienti ridisegnati agli inizi degli anni Sessanta da Carlo Scarpa, fra i protagonisti indiscussi dell’architettura del Novecento.
Valeriano Pastor progetta, tra gli anni Ottanta e Novanta, un sistema di collegamento tra i diversi piani del palazzo e tra edifici diversi del complesso.
È Mario Botta, a partire dal 1994, a definire un profondo rinnovamento della struttura attraverso la riorganizzazione degli spazi e dei servizi. Nel 2018 Michele De Lucchi restaura e allestisce gli spazi che ospitano la Collezione Intesa Sanpaolo.

Carlo Scarpa, il poeta dell’architettura

La modernità sorprendente dell’Area Scarpa non è stata offuscata da oltre mezzo secolo di vita. Carlo Scarpa (Venezia, 1906 - Giappone, Sendai, 1978) è uno dei grandi dell’architettura del Novecento. Tra il 1959 e il 1963 ridisegna il piano terra della Fondazione, ricavandovi un ambiente per mostre e incontri e un giardino nella corte. Un intervento di rottura per quei tempi, una continua ricerca e sperimentazione. Due gli elementi protagonisti: l’acqua, specchio del palazzo all’esterno, entra nell’edificio e si ritrova in giardino; la luce, riverberata dall’acqua, vibra e si rifrange sui soffitti, smaterializzando i contorni e facendosi colore.

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Gli interventi di Valeriano Pastor

A Valeriano Pastor si devono importanti migliorie nel palazzo, realizzate dal 1982 al 1997. Docente di Progettazione Architettonica e Direttore del Dipartimento presso lo IUAV, l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, ripensa funzioni e servizi dell’intero complesso. Il segno più evidente del suo intervento è una nuova scala, cerniera strategica che collega direttamente gli spazi articolati del palazzo.

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La ricucitura di Mario Botta

Mario Botta si laurea con Giuseppe Mazzariol e Carlo Scarpa nel 1969 allo IUAV, l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. In quegli anni giovanili la Fondazione, con la Biblioteca e l’Area Scarpa, ultimata da poco, è per lui un punto di riferimento importante. Nel ridefinire parte degli spazi Botta attinge anche a quell’esperienza e agli insegnamenti del maestro. Dal nuovo ingresso alla corte coperta, all’auditorium, espliciti sono i rimandi dell’architetto ticinese a Scarpa nell'essenzialità delle linee, nell'accostamento o nella contrapposizione di materiali e di colori: pietra e metallo, bianco e nero, grigio e rosso.

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Il canocchiale visivo di Michele De Lucchi

Nel 2015 l’architetto Michele De Lucchi viene incaricato del restauro delle sale destinate alle collezioni della Cassa di Risparmio di Venezia, affidate da Intesa Sanpaolo alla Fondazione. Concluso nel 2018, il progetto è un nuovo, forte segno architettonico che dialoga con la storia del palazzo. De Lucchi abbatte una serie di tramezzi e ripristina l’effetto ottico spettacolare delle porte, allineate in un unico cannocchiale visivo. La tinta scelta per le pareti si attenua progressivamente da un ambiente all’altro, scandendo un percorso cronologico e visivo emozionale fra il Cinquecento del Tintoretto e il Novecento di Arturo Martini.

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